IL PRIMO MIRACOLO DI GESÙ
venerdì 20 Dicembre
ore 21.00
testo Mario Bianchi
regia Giuseppe Adducci
con Gianpietro Liga
Tre bambini, Giannetto che dipinge meravigliosamente, Platano che è capace di reinventare con la sabbia e un poco d’acqua degli uccellini che sembrano vivi e Gesù che fa fatica a pronunciare verbo, ma che è capace di ascoltare gli altri e non è poco, vivono in una piccola cittadina nel deserto. Sono loro che aiutano le madri nelle faccende perchè gli uomini sono andati via, in guerra. Con i tre ragazzi c’è anche Maddalena che è capace di ammaliarli con la sua bellezza e, vicino a Gesù, la madre Maria e lo zio Gabriele, che vegliano su di lui. Un giorno i tre ragazzi decidono di andare a ricercare i loro padri che la guerra ha tolto loro, al di là del mare. Compiranno un viaggio avventuroso alla ricerca della propria identità in cui si vedrà come l’arte avrebbe la capacità di cambiare il mondo. Nel contempo vedremo che nello spettacolo la parola viene concepita come un miracolo, come strumento di pensiero, capace di suscitare le cose, animarle, anche, e soprattutto, evocarle, cioè dare loro sostanza attraverso la voce, il potere poi che Gianpietro Liga, tra canto e narrazione, trasmette agli spettatori.
La vicenda narrata, attraversa metaforicamente con leggerezza e tenerezza laica, la parabola evangelica, emancipandosi, e diventando un percorso di formazione e di speranza di cambiamento per un mondo migliore. Infatti nella narrazione di Gianpietro Liga, i tre bambini troveranno i loro padri solo quando la parola riuscirà a compiere il miracolo per cui è stata concepita. Il miracolo di farsi finalmente artefice di pace, riuscendo a immaginare altre possibilità oltre alla minaccia della guerra, soprattutto aprire mille finestre di speranza oltre le quali poter vedere mondi possibili, così come le apre Manir, il costruttore di finestre, personaggio chiave del racconto.
L’intento è quello di dare valore alla parola come strumento di significato, che dà senso e nome alle cose, se ne prende cura, le coltiva con il proprio suono; lo stesso valore che ha la voce, intesa come veicolo di senso e musica. Nello stesso tempo “Il Primo miracolo di Gesù” porta i ragazzi a riflettere anche sull’idea di “silenzio”, inteso come volontà di ascolto, come humus indispensabile alla nascita di una parola meditata e sapiente.
La volontà dello spettacolo è quella di concepire la parola come miracolo, come strumento di pensiero capace di suscitare le cose, animarle, anche e soprattutto evocarle, cioè dare loro voce attraverso la voce. La vicenda attraversa brevemente, con leggerezza e tenerezza laica, la parabola evangelica, emancipandosi e diventando un percorso in cui, nella narrazione di Gianpiero Liga, tre bambini vanno alla ricerca dei propri padri, sottratti dalla guerra, che ritroveranno solo quando la parola riuscirà a compiere il miracolo per cui è stata concepita: farsi artefice di pace, riuscire a immaginare possibilità altre alla minaccia della guerra, soprattutto aprire mille finestre oltre le quali poter vedere mondi possibili, così come le apre Manir, il costruttore di finestre, personaggio chiave del racconto. L’intento è quello di dare valore alla parola come strumento di significato, che dà senso e nome alle cose, se ne prende cura, le coltiva con il proprio suono; lo stesso valore che ha la voce, intesa come veicolo di senso e musica.
La riflessione cui vuole portare lo spettacolo accarezza anche l’idea di “silenzio”, inteso come volontà di ascolto, come humus indispensabile alla nascita di una parola meditata e sapiente.